venerdì 29 marzo 2013

Giorno 3

L'addicted di internet Carlo L, autistico in presenza di un wifi, ha fatto incominciare il 29/03 nel migliore dei modi. Parlava su Skype alle 2.15 di notte e nel monolocale 2x3 metri non si dormiva. Terminata la chiamata, Carlo D. ci ha allietati con le sue sinfonie neomelodiche. Insomma, tutto rientrava nella normalità.

Suona la sveglia. Come tutte le brave giovani marmotte, appena sentita la sveglia... l'abbiamo posticipata e ci siamo rimessi a dormire -tranne Luigi, ovviamente, poiché non ha sentito neanche la seconda-.
Bellamente in ritardo, una volta svegli, freschi di sonno riposante, abbiamo voluto vedere i palazzi a schiera di Honfleur di mattina: li avevamo notati la sera prima ma, per i loro meravigliosi colori sgargianti, avevamo deciso di vederli alla luce del sole che in Normandia, puntualmente, non c'è mai. E difatti, nella penombra del nostro nuvolone di Fantozzi, cerchiamo al freddo un posto per prendere un caffè.

Tralasciando il fatto che in Normandia non è nemmeno facile trovare posti per bere caffè, partiamo alla volta della Normandy American Cemetery and Memorial.

Momento serietà.
Si, può sembrare strano, ma con noi c'è anche la serietà: verso le spiagge del D-Day, ove è ambientato il film Salvate il Soldato Ryan, abbiamo cupamente assistito ad un tetro ma toccante scenario, coronato dalla ventosa e scura giornata: le spiagge ove ebbe luogo lo sbarco in Normandia, con monumenti ed epitaffi che siglavano il cruento passo storico, ed in più il maestoso cimitero dato ad uso perpetuo dalla Francia all'America... Ma una domanda che ci assillava alla fine del culturale e profondo cammino fra lapidi dei valorosi soldati, era: "ma che cazzo di fine ha fatto il soldato Ryan??"

Uscendo dal Memorial approdiamo alla vicina Omaha Beach, nella quale, dalla lunga spiaggia, si ergeva imponente un maestoso monumento ai caduti.

Poco dopo ci siamo allegramente diretti al Pointe du Hoc: li 225 (power) rangers americani scalarono 30 metri di montagne per dare il benservito ai tedeschi, piazzati nei bunker. In questo posto, tra l'altro, c'erano millemila crateri causati da bombe/cannonate durante la guerra, mai coperti per permettere a noi giovani fanciulli odierni di capire che il mondo non è come Call of Duty, ma la guerra c'è stata davvero.

Ultima tappa è stata Arromanches: dopo aver notato il porto per i rifornimenti militari, abbiamo esaurito la riserva serietà e abbiamo iniziato a vedere dal finestrino della macchina cani con padroni che ci passeggiavano accanto: compreso che stavamo valicando le storiche spiagge sabbiose della guerra con la macchina, lasciando solchi che non si abbinavano proprio perfettamente con l'ambiente, abbiamo capito che, sulla spiaggia, con la macchina, non si può andare! Testa bassa, siamo tornati sull'asfalto con sguardi penetranti addosso e tanta, tanta sabbia!

La giornata era stata vissuta intensamente ed eravamo anche un po' provati perché, alle lezioni di Storia al Liceo, vediamo questi eventi come robe da studiare, non da capire: e viverli fa comprendere quanto si sia fortunati, al giorno d'oggi. In ogni caso, nonostante tutto, abbiamo tirato fuori l'ultima goccia di energia per vedere... un tappeto. Ok, abbiamo riso anche noi all'inizio, ma in realtà questo "tappeto" è famosissimo: custodito in un museo di Bayeux, patrimonio dell'Unesco, l'arazzo di Bayeux è lungo sessantotto metri ed è stato fatto a mano! I due Carli hanno avuto l'onore di camminare per tutti questi 68 metri. Luigi e Donato, pigri, sono rimasti fuori al freddo e al gelo: a quanto pare sono allergici agli arazzi!


Domani ci aspetta la perla di tutta la Normandia: Mont Saint Michel.

Au revoir!










4 commenti:

Anonymous ha detto...

Ma esiste la lapide del soldato ryan

Anonymous ha detto...

Caro Anonimo,
Sono Carlo L. Il soldato Ryan non è morto durante il D-Day. Infatti se ne è tornato sano e salvo a casa a spese di coloro che lo cercavano :)

Anonymous ha detto...

Grazie attenti alla maree e Mont San michel dmani

Luigi M. ha detto...

Non mancheremo :)

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